Introduzione
La definizione dogmatica della Trinità è stata fissata con termini specifici dai Padri
della Chiesa lungo i primi quattro secoli. I progressi teologici in un periodo così
lungo sono stati stimolati dalle numerose eresie. La nostra comprensione corretta del
dogma globale della Trinità richiede uno studio profondo al di sopra della buona
volontà di un fedele comune. Nel corso dei secoli, per dare una immagine di questo
mistero sono state proposte delle allegorie. Sant’Agostino ha visto nell’anima,
“(che è già naturalmente immagine di Dio) un’immagine valida della Trinità. L’immagine
più prossima è data dalle facoltà: memoria, intelletto e volontà che costituiscono
un’unica sostanza”. Quanto al valore delle immagini Agostino stesso ammette che da
sole non fanno conoscere la Trinità( ).
Nel medioevo era sufficiente l’ingenuo esempio del trifoglio proposto da S. Patrizio.
Invece elaborata è la filosofia di Hegel che si è servito della Trinità come schema
supremo per tracciare la sua visione della storia universale dell’umanità. La filosofia
di Hegel si avvale dei significati di “illimitato” e di “Dio” che la parola “assoluto”
ha acquisito per opera di Nicolò da Cusa e di Fichte( ). Nel periodo del romanticismo
era di gran moda disquisire sull’assoluto.
Hegel derivava dalla Trinità la sua concezione della storia dell’umanità. Per descrivere
brevemente l’allegoria di Hegel della Trinità riporto come la ha riassunta Enrico Berti.
“Il dogma della Trinità esprime, secondo Hegel, il processo intrinseco a Dio stesso
concepito come assoluta attività, cioè il passaggio dalla pura soggettività (il Padre),
alla sua oggettivazione divina (il figlio), all’unione di entrambe (lo Spirito Santo)
(…) La religione ha esattamente lo stesso oggetto delle filosofia , cioè l’assoluto(…)
la differenza tra religione e filosofia è solo nella forma, che per la prima è la
rappresentazione e per la seconda è il concetto. (…) Hegel razionalizza i contenuti della
teologia cristiana(3).
Nemmeno i discorsi di Hegel sono conformi alla problematica della cultura d’oggidì per
raffigurare un’allegoria della Trinità. Nel nostro tempo di agnosticismo, diffuso anche
tra la gente comune, di tempo del “sospetto” per certi filosofi, e poi tempo di orgoglio
del proprio lavoro per gli scienziati atei, siamo ridotti a consolarci isolandoci in una
minoranza (uno zoccolo duro) di credenti e praticanti. Così è per quanto riguarda
l’Europa; negli altri continenti le religioni non sono in crisi. Sarà così perché in
Europa la scienza è nata dalla propria filosofia razionale, orgogliosamente opponendosi
ai miti sacri di cui approfitta la classe sacerdotale per acquisire potere politico.
Tuttavia anche i Padri della Chiesa si sono serviti della razionalità della filosofia
greca. Dunque la differenza tra scienza e religione è in ultima analisi nei fini,
dai quali dipendono i metodi dell’una e dell’altra. Comunque siamo nella situazione di
dominio della scienza come cultura indiscutibile. Perciò sarebbe di aiuto per la
religione se il dogma più facilmente criticabile, quello del Dio uno e trino, fosse
descrivibile in forma allegorica secondo il linguaggio scientifico dei nostri tempi,
in modo da screditare i pregiudizi che i fedeli di altre religioni hanno verso il
cristianesimo, dato il prestigio che ha la scienza in tutto il mondo.
I tre principi del Big Bang
Sapevamo che secondo Einstein la gravità (che è una proprietà della materia) non è una
forza che si propaga attraverso lo spazio, ma una caratteristica dello spazio-tempo
stesso. Le teorie attualmente in corso di elaborazione si spingono a ipotizzare lo
spazio non come vuoto assoluto, ma come frammentato in atomi. Anche lo spazio sarebbe
composto da "elementi non necessariamente spaziali(4). In attesa che siano
completate le teorie, possiamo comunque dire che lo spazio fisico non è come il nulla
assoluto dello spazio della geometria, ma in esso si svolge qualche attività. Quindi
è in corso la ricerca teorica sullo spazio in sé, ma non è in corso nessuna ricerca sul
tempo in sé. Il tempo non è mai primario ma è sempre aggregato a dei fatti. Il tempo
non è concepibile in sé ma in associazione con lo spazio (detto spazio-tempo) e
contemporaneamente in presenza della materia che serve da riferimento per misurarlo.
La più antica concezione del tempo in Grecia è quella che lo considerava come
l’ordine misurabile. Nel periodo neoplatonico, secondo Plotino “il tempo non esiste
fuori dell’anima: “esso è la vita dell’anima e consiste nel movimento per il quale
l’anima passa da uno stato all’altro della sua vita”(5). Spazio, energia e tempo sono
i tre concetti necessari e sufficienti per la scienza fisica dell’universo. La materia
è compresa nell’energia. Su questa constatazione è fondata l’allegoria della Trinità
che presento.
Alla base di questi recenti sviluppi teorici c’è la teoria della formazione dell’universo
iniziata una sessantina d’anni fa. La causa della nascita dell’universo è posta nel
concetto di falso vuoto, chiamato così perché in esso “regnano vari campi di forza i
quali necessariamente debbono sempre esistere nell’universo poiché lo caratterizzano
in ogni sua parte. Si tratterà di campi gravitazionali, o elettromagnetici, o di altra
specie, ma in ogni caso ci deve sempre essere almeno un campo di forze in ogni punto d
el cosmo. (…) Quando il vuoto si trova in situazione di instabilità si dice che è un falso
vuoto.(…) In questa situazione si può rompere. (…) Durante questo intervallo di tempo
iniziale probabilmente il cronotopo ha subito delle fluttuazioni quantistiche da una
delle quali è nato l’universo(6).
Partendo dal concetto della fisica che lo spazio è generatore dell’universo, possiamo
porre il paragone tra il cielo della teoria fisica e il cielo interpretato dalla
religione. Il cielo secondo la fisica deriva dal Big Bang. Per la religione il cielo
è quello che ha suscitato in numerosi pensatori dei secoli recenti l’ammirazione dello
spazio celeste, associandolo all’idea di Dio. Quindi il confronto è tra il primo
istante
della nascita dell’universo (il Big Bang) e la descrizione religiosa della Trinità
principiata dal Padre.
Il Credo
Riassumo rapidamente la dottrina della Trinità.
Riporto l’usuale Credo e poi un sufficiente schema che sarà da guida per il confronto tra
scienza e religione.
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte
le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di
tutti i secoli; Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato:
della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo
si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra
del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà
fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio
e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.
La discussione sulla credibilità del dogma trinitario consiste nelle relazioni tra le tre
persone come sono affermate nel Credo. Ma la esposizione esauriente della teologia è
complessa, e ruota intorno alla persona di Gesù Cristo. La sua doppia natura, divina e
umana, aumenta la difficoltà di immaginare una allegoria della Trinità. Inoltre una
allegoria che volesse essere completa e pregna della mentalità scientifica d’oggidì
correrebbe il rischio di essere panteista o impersonale. D’altra parte, se si rinunciasse
e si considerasse impossibile una simile allegoria, si cadrebbe in un misticismo elitario
come unica via per avvicinarsi a Dio, commettendo però l’errore di svilire l’incarnazione
di Dio. Una spiegazione logica è fatta sempre da relazioni tra gli elementi considerati.
Quindi una allegoria scientifica della Trinità dovrà permettere il confronto delle
relazioni tra le tre persone della Trinità e le relazioni tra i tre principi fisici
che governano l’universo: lo spazio, l’energia e il tempo. Le relazioni nella Trinità
sono precisate da una terminologia ad hoc.
Le relazioni sono:
1 - Unità sostanziale delle tre persone che assicura la parità del loro essere e valore
(in quanto divinità, potenza, sapienza, volontà, bontà, ecc.).
2 - Ogni persona possiede la divinità secondo una propria modalità esclusiva, il Padre, il
Figlio e lo spirito santo.
3 – L’ordine di precedenza. La precedenza del Padre sul Figlio e sullo Spirito Santo.
La precedenza del Padre e del Figlio sullo Spirito Santo.
I termini linguistici sono:
A – L’unità (divinità) è detta “sostanza”, “essenza”, o “natura”.
B – La distinzione è indicata con “ipostasi” o“persona”.
C – L’ordine è indicato con “generazione”, o “processione”,
Il termine “natura” mantiene anche il senso biologico, perciò il Figlio ha due
nature, divina e umana.
Il confronto tra scienza e religione sul tema trinitario
Il confronto tra il Big Bang e la Trinità ci rivela che entrambi hanno la stessa struttura
di macro fenomeni essenziali dalle funzioni paragonabili.
L’universo fisico è realizzato da tre fenomeni, lo spazio, l’energia e il tempo. L’energia
esiste in due forme, ondulazioni elettromagnetiche e gravitazionale (la materia).
Analogamente sono tre i concetti religiosi fondamentali. Seguendo lo stesso ordine abbiamo
Dio Padre, il Figlio e lo Spirito. Il Figlio è in due nature, divina e umana. Ovviamente ci
proponiamo solo costruire una allegoria fisica della Trinità, che può rimanere ignorata
dai teologi. La nostra intenzione è provocata dall’atteggiamento di sufficienza, quasi di
compatimento represso a fatica, che persone atee erudite, e in vista nella società per
il compito che svolgono, hanno verso i credenti. L’effetto che ottengono sul grande
pubblico non è la demolizione del sacro in quanto sentimento, ma lo svilimento della
teologia ritenuta irrazionale e insensata. Invece, una teologia che è stata elaborata
lungo molti secoli da molti pensatori in molti contradditorii, non può mancare di ragioni.
Chi crede che la teologia non sia un sapere, deve comunque ammettere che non esiste
il sacro senza teologia. È nostro dovere dunque avere una forte reazione contro
l’ideologia sprezzante dei doveri religiosi.
Il paragone tra la nascita dell’universo e la Trinità è svolto nella seguente tabella.
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Credo che questa allegoria scientifica dell’universo offra sufficienti analogie con il
concetto dogmatico dell’unità unità di Dio nella ripartizione in tre soggetti agenti,
e tolga agli atei l’accostamento che fanno della Trinità cristiana alle associazioni
di tre déi di altre religioni. Non possiamo non rilevare che la realizzazione del dogma
trinitario deve molto alla filosofia greca. I saperi dei Padri della Chiesa e quelli
degli scienziati hanno entrambi cercato la verità unica, mentre tutti gli altri saperi
degli altri popoli confondono la verità con la migliore scelta nelle circostanze date,
senza mirare a una regola generale. Constatiamo come dato di fatto che la stessa filosofia
usata dai Padri della Chiesa e dagli scienziati ha prodotto, in ambiti e scopi opposti,
come opposti sono il cielo e la terra, due teorie paragonabili. È opportuno corroborare
questa interpretazione con la citazione di un commento del “Catechismo della Chiesa
Cattolica” che accenna alle “tracce” della Trinità lasciate nel creato.
237 La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei "misteri nascosti in
Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati". Indubbiamente
Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell'opera della creazione e nella sua
rivelazione lungo il corso dell'Antico Testamento. Ma l'intimità del suo Essere come
Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla
fede d'Israele, prima dell'incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito
Santo(7).
Poiché l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, anche di fronte al creato in
generale dovremmo ammirare la sua somma sapienza. E la sapienza degli scienziati che
hanno elaborato la teoria dell’universo nato dal Big Bang ci porta a riflettere umilmente
sullo stupore provato di fronte all’incanto del cielo.
In conclusione il confronto delle relazioni salienti del Big Bang con quelle della
Trinità, dà sempre risposte soddisfacenti, per cui definire il Big Bang allegoria
della Trinità non è sufficiente. Si potrebbe preferire la definizione di anagogia.
L’anagogia consiste nel procedere dalle cose visibili e sperimentabili della natura
alla causa prima, cioè spirituale. I teologi riscontrano anagogie nella Bibbia, ma
si compie una anagogia anche quando la comprensione della natura si tramuta in sostegno
della fede.
Note
1) Battista Mondin, Storia della Teologia
, vol. I, p. 404, Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 1996.
2)Nicola Abbagnano, Dizionario di filosofia, voce “assoluto”, p. 90. De Agostini
Libri, Novara, 2013.
3) Enrico Berti, Franco Volpi, Storia della filisofia. Ottocento, p.74,
Editori La terza, Roma-Bari, 1991.
4) George Musser, Che cos’è lo spazio tempo, in “Le Scienze”, settembre 2018,
pp. 62-65.
5) Abbagnano, vedi sopra, voce Tempo , p. 1080.
6) Giuliano Romano, Prolegomeni alla cosmologia, CLEUP Editrice, pp. 156-161.
7) Catechismo della Chiesa cattolica , 1999. Parte prima. Sezione seconda. Capitolo
primo. Articolo 1. Paragrafo 2. I. “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.” Capoverso 237.
Nota
(*) Pubblicato in "Bollettino. Gruppo astrofili di Padova", n. 22 (2002).

Ultima revisione: 30 settembre 2008.
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