La Trinità illustrata agli scienziati increduli

di Carlo Frison

Introduzione
La definizione dogmatica della Trinità è stata fissata con termini specifici dai Padri della Chiesa lungo i primi quattro secoli. I progressi teologici in un periodo così lungo sono stati stimolati dalle numerose eresie. La nostra comprensione corretta del dogma globale della Trinità richiede uno studio profondo al di sopra della buona volontà di un fedele comune. Nel corso dei secoli, per dare una immagine di questo mistero sono state proposte delle allegorie. Sant’Agostino ha visto nell’anima, “(che è già naturalmente immagine di Dio) un’immagine valida della Trinità. L’immagine più prossima è data dalle facoltà: memoria, intelletto e volontà che costituiscono un’unica sostanza”. Quanto al valore delle immagini Agostino stesso ammette che da sole non fanno conoscere la Trinità( ). Nel medioevo era sufficiente l’ingenuo esempio del trifoglio proposto da S. Patrizio. Invece elaborata è la filosofia di Hegel che si è servito della Trinità come schema supremo per tracciare la sua visione della storia universale dell’umanità. La filosofia di Hegel si avvale dei significati di “illimitato” e di “Dio” che la parola “assoluto” ha acquisito per opera di Nicolò da Cusa e di Fichte( ). Nel periodo del romanticismo era di gran moda disquisire sull’assoluto. Hegel derivava dalla Trinità la sua concezione della storia dell’umanità. Per descrivere brevemente l’allegoria di Hegel della Trinità riporto come la ha riassunta Enrico Berti. “Il dogma della Trinità esprime, secondo Hegel, il processo intrinseco a Dio stesso concepito come assoluta attività, cioè il passaggio dalla pura soggettività (il Padre), alla sua oggettivazione divina (il figlio), all’unione di entrambe (lo Spirito Santo) (…) La religione ha esattamente lo stesso oggetto delle filosofia , cioè l’assoluto(…) la differenza tra religione e filosofia è solo nella forma, che per la prima è la rappresentazione e per la seconda è il concetto. (…) Hegel razionalizza i contenuti della teologia cristiana(3). Nemmeno i discorsi di Hegel sono conformi alla problematica della cultura d’oggidì per raffigurare un’allegoria della Trinità. Nel nostro tempo di agnosticismo, diffuso anche tra la gente comune, di tempo del “sospetto” per certi filosofi, e poi tempo di orgoglio del proprio lavoro per gli scienziati atei, siamo ridotti a consolarci isolandoci in una minoranza (uno zoccolo duro) di credenti e praticanti. Così è per quanto riguarda l’Europa; negli altri continenti le religioni non sono in crisi. Sarà così perché in Europa la scienza è nata dalla propria filosofia razionale, orgogliosamente opponendosi ai miti sacri di cui approfitta la classe sacerdotale per acquisire potere politico. Tuttavia anche i Padri della Chiesa si sono serviti della razionalità della filosofia greca. Dunque la differenza tra scienza e religione è in ultima analisi nei fini, dai quali dipendono i metodi dell’una e dell’altra. Comunque siamo nella situazione di dominio della scienza come cultura indiscutibile. Perciò sarebbe di aiuto per la religione se il dogma più facilmente criticabile, quello del Dio uno e trino, fosse descrivibile in forma allegorica secondo il linguaggio scientifico dei nostri tempi, in modo da screditare i pregiudizi che i fedeli di altre religioni hanno verso il cristianesimo, dato il prestigio che ha la scienza in tutto il mondo.

I tre principi del Big Bang
Sapevamo che secondo Einstein la gravità (che è una proprietà della materia) non è una forza che si propaga attraverso lo spazio, ma una caratteristica dello spazio-tempo stesso. Le teorie attualmente in corso di elaborazione si spingono a ipotizzare lo spazio non come vuoto assoluto, ma come frammentato in atomi. Anche lo spazio sarebbe composto da "elementi non necessariamente spaziali(4). In attesa che siano completate le teorie, possiamo comunque dire che lo spazio fisico non è come il nulla assoluto dello spazio della geometria, ma in esso si svolge qualche attività. Quindi è in corso la ricerca teorica sullo spazio in sé, ma non è in corso nessuna ricerca sul tempo in sé. Il tempo non è mai primario ma è sempre aggregato a dei fatti. Il tempo non è concepibile in sé ma in associazione con lo spazio (detto spazio-tempo) e contemporaneamente in presenza della materia che serve da riferimento per misurarlo. La più antica concezione del tempo in Grecia è quella che lo considerava come l’ordine misurabile. Nel periodo neoplatonico, secondo Plotino “il tempo non esiste fuori dell’anima: “esso è la vita dell’anima e consiste nel movimento per il quale l’anima passa da uno stato all’altro della sua vita”(5). Spazio, energia e tempo sono i tre concetti necessari e sufficienti per la scienza fisica dell’universo. La materia è compresa nell’energia. Su questa constatazione è fondata l’allegoria della Trinità che presento.
Alla base di questi recenti sviluppi teorici c’è la teoria della formazione dell’universo iniziata una sessantina d’anni fa. La causa della nascita dell’universo è posta nel concetto di falso vuoto, chiamato così perché in esso “regnano vari campi di forza i quali necessariamente debbono sempre esistere nell’universo poiché lo caratterizzano in ogni sua parte. Si tratterà di campi gravitazionali, o elettromagnetici, o di altra specie, ma in ogni caso ci deve sempre essere almeno un campo di forze in ogni punto d el cosmo. (…) Quando il vuoto si trova in situazione di instabilità si dice che è un falso vuoto.(…) In questa situazione si può rompere. (…) Durante questo intervallo di tempo iniziale probabilmente il cronotopo ha subito delle fluttuazioni quantistiche da una delle quali è nato l’universo(6). Partendo dal concetto della fisica che lo spazio è generatore dell’universo, possiamo porre il paragone tra il cielo della teoria fisica e il cielo interpretato dalla religione. Il cielo secondo la fisica deriva dal Big Bang. Per la religione il cielo è quello che ha suscitato in numerosi pensatori dei secoli recenti l’ammirazione dello spazio celeste, associandolo all’idea di Dio. Quindi il confronto è tra il primo istante della nascita dell’universo (il Big Bang) e la descrizione religiosa della Trinità principiata dal Padre.

Il Credo
Riassumo rapidamente la dottrina della Trinità. Riporto l’usuale Credo e poi un sufficiente schema che sarà da guida per il confronto tra scienza e religione.

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli; Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine.
Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.


La discussione sulla credibilità del dogma trinitario consiste nelle relazioni tra le tre persone come sono affermate nel Credo. Ma la esposizione esauriente della teologia è complessa, e ruota intorno alla persona di Gesù Cristo. La sua doppia natura, divina e umana, aumenta la difficoltà di immaginare una allegoria della Trinità. Inoltre una allegoria che volesse essere completa e pregna della mentalità scientifica d’oggidì correrebbe il rischio di essere panteista o impersonale. D’altra parte, se si rinunciasse e si considerasse impossibile una simile allegoria, si cadrebbe in un misticismo elitario come unica via per avvicinarsi a Dio, commettendo però l’errore di svilire l’incarnazione di Dio. Una spiegazione logica è fatta sempre da relazioni tra gli elementi considerati. Quindi una allegoria scientifica della Trinità dovrà permettere il confronto delle relazioni tra le tre persone della Trinità e le relazioni tra i tre principi fisici che governano l’universo: lo spazio, l’energia e il tempo. Le relazioni nella Trinità sono precisate da una terminologia ad hoc.

Le relazioni sono:
1 - Unità sostanziale delle tre persone che assicura la parità del loro essere e valore (in quanto divinità, potenza, sapienza, volontà, bontà, ecc.).
2 - Ogni persona possiede la divinità secondo una propria modalità esclusiva, il Padre, il Figlio e lo spirito santo.
3 – L’ordine di precedenza. La precedenza del Padre sul Figlio e sullo Spirito Santo. La precedenza del Padre e del Figlio sullo Spirito Santo.

I termini linguistici sono: A – L’unità (divinità) è detta “sostanza”, “essenza”, o “natura”.
B – La distinzione è indicata con “ipostasi” o“persona”.
C – L’ordine è indicato con “generazione”, o “processione”, Il termine “natura” mantiene anche il senso biologico, perciò il Figlio ha due nature, divina e umana.

Il confronto tra scienza e religione sul tema trinitario
Il confronto tra il Big Bang e la Trinità ci rivela che entrambi hanno la stessa struttura di macro fenomeni essenziali dalle funzioni paragonabili. L’universo fisico è realizzato da tre fenomeni, lo spazio, l’energia e il tempo. L’energia esiste in due forme, ondulazioni elettromagnetiche e gravitazionale (la materia). Analogamente sono tre i concetti religiosi fondamentali. Seguendo lo stesso ordine abbiamo Dio Padre, il Figlio e lo Spirito. Il Figlio è in due nature, divina e umana. Ovviamente ci proponiamo solo costruire una allegoria fisica della Trinità, che può rimanere ignorata dai teologi. La nostra intenzione è provocata dall’atteggiamento di sufficienza, quasi di compatimento represso a fatica, che persone atee erudite, e in vista nella società per il compito che svolgono, hanno verso i credenti. L’effetto che ottengono sul grande pubblico non è la demolizione del sacro in quanto sentimento, ma lo svilimento della teologia ritenuta irrazionale e insensata. Invece, una teologia che è stata elaborata lungo molti secoli da molti pensatori in molti contradditorii, non può mancare di ragioni. Chi crede che la teologia non sia un sapere, deve comunque ammettere che non esiste il sacro senza teologia. È nostro dovere dunque avere una forte reazione contro l’ideologia sprezzante dei doveri religiosi.

Il paragone tra la nascita dell’universo e la Trinità è svolto nella seguente tabella.

Credo che questa allegoria scientifica dell’universo offra sufficienti analogie con il concetto dogmatico dell’unità unità di Dio nella ripartizione in tre soggetti agenti, e tolga agli atei l’accostamento che fanno della Trinità cristiana alle associazioni di tre déi di altre religioni. Non possiamo non rilevare che la realizzazione del dogma trinitario deve molto alla filosofia greca. I saperi dei Padri della Chiesa e quelli degli scienziati hanno entrambi cercato la verità unica, mentre tutti gli altri saperi degli altri popoli confondono la verità con la migliore scelta nelle circostanze date, senza mirare a una regola generale. Constatiamo come dato di fatto che la stessa filosofia usata dai Padri della Chiesa e dagli scienziati ha prodotto, in ambiti e scopi opposti, come opposti sono il cielo e la terra, due teorie paragonabili. È opportuno corroborare questa interpretazione con la citazione di un commento del “Catechismo della Chiesa Cattolica” che accenna alle “tracce” della Trinità lasciate nel creato.

237 La Trinità è un mistero della fede in senso stretto, uno dei "misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati". Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell'opera della creazione e nella sua rivelazione lungo il corso dell'Antico Testamento. Ma l'intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla fede d'Israele, prima dell'incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito Santo(7).

Poiché l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, anche di fronte al creato in generale dovremmo ammirare la sua somma sapienza. E la sapienza degli scienziati che hanno elaborato la teoria dell’universo nato dal Big Bang ci porta a riflettere umilmente sullo stupore provato di fronte all’incanto del cielo.
In conclusione il confronto delle relazioni salienti del Big Bang con quelle della Trinità, dà sempre risposte soddisfacenti, per cui definire il Big Bang allegoria della Trinità non è sufficiente. Si potrebbe preferire la definizione di anagogia. L’anagogia consiste nel procedere dalle cose visibili e sperimentabili della natura alla causa prima, cioè spirituale. I teologi riscontrano anagogie nella Bibbia, ma si compie una anagogia anche quando la comprensione della natura si tramuta in sostegno della fede.

Note
1) Battista Mondin, Storia della Teologia , vol. I, p. 404, Edizioni Studio Domenicano, Bologna, 1996.
2)Nicola Abbagnano, Dizionario di filosofia, voce “assoluto”, p. 90. De Agostini Libri, Novara, 2013.
3) Enrico Berti, Franco Volpi, Storia della filisofia. Ottocento, p.74, Editori La terza, Roma-Bari, 1991.
4) George Musser, Che cos’è lo spazio tempo, in “Le Scienze”, settembre 2018, pp. 62-65.
5) Abbagnano, vedi sopra, voce Tempo , p. 1080.
6) Giuliano Romano, Prolegomeni alla cosmologia, CLEUP Editrice, pp. 156-161.
7) Catechismo della Chiesa cattolica , 1999. Parte prima. Sezione seconda. Capitolo primo. Articolo 1. Paragrafo 2. I. “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.” Capoverso 237.

Nota
(*) Pubblicato in "Bollettino. Gruppo astrofili di Padova", n. 22 (2002).


    Ultima revisione: 30 settembre 2008.

torna all'indice