L'OSSERVAZIONE DEL LUNISTIZIO NELLA MILANO CELTICA(*)

di Carlo Frison e Antoine-Marie Ottavi

L'archeoastronomia contribuisce alla definizione dell'oppido celtico di Milano. Il decumano riconosciuto dagli archeologi era una strada orientata sul tramonto della luna al lunistizio maggiore settentrionale e il corso di porta Romana era una via sacra di accesso all'oppido orientata sulla levata della luna al lunistizio minore meridionale. Le due strade si congiungono in un punto sul perimetro circolare dell'oppido.

Milano e Padova erano le maggiori città padane del I secolo a.C. Entrambe hanno conservato buona parte dell'impianto viario di allora, com'è stato confermato da un sufficiente numero di ritrovamenti archeologici. Questo permette di sottoporre all'indagine archeostronomica gli orientamenti di molte strade attuali, nel motivato presupposto che il loro azimut risalga al progetto di una strada antica.
Nell'indagine su Padova ho rilevato orientamenti astronomici conformi alle concezioni degli antichi in tutti i quartieri della città, come ho pubblicato nella rivista "Padova e il suo territorio" (1). L'archeoastronomia di Milano è meno varia e meno ricca, ma più spettacolare grazie alla perfezione geometrica delle sue due forme urbane, una ellittica e una circolare. Tralascio la forma ellittica rilevabile attorno a Piazza della Scala (2), segnalata per prima da Maria Grazia Tolfo, attribuibile alla cittadella sacra celtica, distinta dall'abitato. L'intento di questo articolo è delineare gli orientamenti astronomici sul lunistizio, associabili alla forma circolare dell'abitato. Detto per inciso, i lunistizi osservati all'orizzonte sono due posizioni, una a nord e una a sud della linea equinoziale, assunte dalla luna nel corso di un mese, paragonabili ai due solstizi nel corso di un anno. Il moto di avanzamento dei nodi dell'orbita lunare sull'eclittica porta alla variazione dell'amplitudine dei lunistizi da un minimo a un massimo, con semiperiodo di 9,306 anni.
Il perimetro circolare è stato rilevato da Leonardo da Vinci in uno schizzo per un piano di dilatazione e riassetto urbanistico, databile con ogni probabilità al 1497 e incluso nel Codice Atlantico. Facilmente si constata che il cerchio di Leonardo, riportandolo sulla mappa cittadina, coincide con una successione di strade e chiese antiche, o ricostruite su edifici antichi, disposte plausibilmente sulle opere di difesa bizantine, approntate in tempi di declino economico e demografico abbandonando gli ampliamenti della città di epoca romana. Le tracce urbanistiche che hanno ispirato il cerchio leonardesco avrebbero il significato della ricostruzione del perimetro dell'oppidum celtico (3), salvo il settore occupato dalla cittadella sacra ellittica. L'intersezione del vallo circolare con quello ellittico avrebbe dato origine al nome "contrada Due Muri" di una via soppressa in seguito alla costruzione della Galleria.

La direzione delle strade segnata dalla fila di quadratini indica l'azimut di 133°-134° di osservazione del lunistizio di amplitudine maggiore verso sud-est. La direzione delle strade segnata dai pallini indica l'azimut di 310°-311° di osservazione del lunistizio di amplitudine maggiore verso nord-ovest. Il cosiddetto decumano costituiva una corda del cerchio perimetrale, da porta Vercellina (V) a piazza Missori (M). Il vallo dell'oppidum celtico sarebbe stato largo una cinquantina di metri, compresi tra il cerchio esterno e quello interno di cui rimarrebbero i tratti stradali indicati da archi presso i numeri 1, 2, 3, 4. Gli asterischi segnano la posizione delle chiese antiche, o ricostruite su chiese antiche, lungo la circonferenza, da sinistra a destra: S. Giorgio al Palazzo, S. Alessandro, S. Giovanni in Conca, S. Giovanni Laterano, S. Maria Maggiore. (Impianto viario ricavato dalle mappe catastali di metà Ottocento) Pianta ricavata dal catasto lombardo-veneto del 1855.

La direzione delle strade segnata dalla fila di quadratini indica l'azimut di 133°-134° di osservazione del lunistizio di amplitudine maggiore verso sud-est. La direzione delle strade segnata dai pallini indica l'azimut di 310°-311° di osservazione del lunistizio di amplitudine maggiore verso nord-ovest. Il cosiddetto decumano costituiva una corda del cerchio perimetrale, da porta Vercellina (V) a piazza Missori (M).Il vallo dell'oppidum celtico sarebbe stato largo una cinquantina di metri, compresi tra il cerchio esterno e quello interno di cui rimarrebbero i tratti stradali indicati da archi presso i numeri 1, 2, 3, 4. Gli asterischi segnano la posizione delle chiese antiche, o ricostruite su chiese antiche, lungo la circonferenza, da sinistra a destra: S. Giorgio al Palazzo, S. Alessandro, S. Giovanni in Conca, S. Giovanni Laterano, S. Maria Maggiore.(Impianto viario ricavato dalle mappe catastali di metà Ottocento)
Veniamo adesso agli orientamenti astronomici. È una questione ben vecchia negli studi, ma in Italia trascurata dagli archeologi classici, poiché privilegiano quelli ideali del cardo e del decumano, che secondo le fonti letterarie latine sono verso i punti cardinali. In realtà, l'orientamento ideale è verificato raramente nelle pianificazioni urbane romane e nelle centuriazioni, tanto raramente che i pochi casi sembrerebbero fortuiti. Per scrupolo di studioso, considerando che Milano è di fondazione gallica, l'archeologo Aristide Calderini si era posto la domanda sull'esistenza di orientamenti astronomici nella città primitiva. Nel primo volume dell'opera "Storia di Milano", il Calderini (4) suppone che "l'orientazione e la planimetria primitiva della città dovrebbero indurci nell'ipotesi di una primitiva fondazione palafitticola o terramaricola". E poi aggiunge di aver pensato per la forma originaria della città "anche a una causa religiosa cioè a esigenze richieste da rito di fondazione sull'esempio di altri popoli preistorici, come i terramaricoli e gli etruschi, sicché l'orientamento del cardo e decumano dovesse essere imposto dalla declinazione del sole nel momento della fondazione". Ma, l'astronomo Francesco Zagar dell'Osservatorio di Brera, interpellato in proposito, rispose a Calderini che "l'orientazione del corso di Porta Romana non coincide con alcuna possibile posizione del sole all'orizzonte", e che è "difficile che altri fenomeni astronomici appariscenti abbiano potuto determinare il detto orientamento".
Dalle parole di Zagar, sembrerebbe che solamente la determinazione delle stagioni con gli orientamenti sul sole interessasse agli antichi. Anche questo pregiudizio dell'archeologia italiana deriva dalla lettura dei testi degli agrimensori latini, sebbene fin dall'Ottocento si fossero presi in considerazione i lunistizi come orientamenti astronomici dei siti arcaici (5). Il fatto è che, dopo le ipotesi proposte una cinquantina d'anni fa sull'uso dei lunistizi per la previsione delle eclissi a Stonehenge, l'interesse per la luna non è inferiore a quello per il sole. Ho rivolto pertanto l'attenzione all'orientamento verso sud-est del cosiddetto decumano, incontrando subito una difficoltà. All'interno del perimetro circolare, da porta Vercellina a piazza Missori, il tracciato del decumano è riconoscibile nelle vie S. Maria alla Porta, S. Maria Fulcorina e Bollo, che hanno un azimut di circa 133°-134°, mentre la prosecuzione della strada del decumano all'esterno del vallo celtico, costituita dal corso di porta Romana lungo circa 1,5 km, ha un azimut di 130°-131°, rilevato col goniometro dalla Carta Tecnica Regionale al 10000.
Questo mi aveva portato a considerare il decumano interno all'oppidum come orientato sulla levata della luna al lunistizio maggiore meridionale, che era appunto di 133°-134° nell'età del Ferro, mentre il corso di porta Romana ripasserebbe una via di età imperiale non legata a fenomeni astronomici. L'ipotesi considera che il tracciato del decumano dipenda dalla larghezza del vallo celtico, costituito da fossato, argine e palizzata, rilevabile dalla disposizione di quattro chiese in una striscia di terra larga una cinquantina di metri (S. Giorgio al Palazzo, Sant'Alessandro, San Giovanni in Conca e San Giovanni Laterano) e da alcuni tratti stradali, come si vede nella figura.
Risposto al quesito sull'orientamento del decumano, e senza preoccuparmi di quello del corso di porta Romana, nel gennaio del 2007, avevo aperto una discussione tra gli iscritti alla mailing list della "Società Italiana di Archeoastronomia" riguardo all'esistenza di strade sul lunistizio in alcune città cosiddette preromane. Sono intervenuti, in particolare sul caso di Milano, Adriano Gaspani, Enrico Calzolari e il còrso Antoine-Marie Ottavi che, su invito dell'amico Calzolari, ha verificato la corrispondenza dell'orientamento del corso di porta Romana verso il lunistizio maggiore al tramonto a nord-ovest. In queste pagine è inserita la relazione di Ottavi in proposito. Ottavi ha utilizzato le coordinate geografiche, rilevate da Gaspani mediante il GPS, di due punti comprendenti un tratto un po' inferiore alla metà lunghezza del corso di porta Romana. Io sarei del parere che l'orientamento migliore sarebbe ottenuto considerando tutta la lunghezza della strada da via Mazzini alla porta Romana, in quanto si tratterebbe di una via sacra celtica di accesso all'oppidum, riutilizzata poi per costruire la via di età romana. L'intervento di Ottavi accresce notevolmente l'interesse dell'archeoastronomia di Milano. Il piccolo angolo tra i due segmenti della stessa strada permetteva di osservare verso sud-est la levata della luna al lunistizio maggiore meridionale, e verso nord-ovest il suo tramonto al lunistizio maggiore settentrionale, detto senza considerare la rarità della coincidenza del lunistizio maggiore con una fase lunare vicina al plenilunio. L'intersezione del cerchio sul vertice dell'angolo tra i due segmenti stradali, indicanti due momenti dello stesso fenomeno astronomico, rende molto probabile che questa forma geometrica sia stata ispirata da criteri astronomici.
Il perimetro circolare di Milano, diviso in 18 settori uguali (6), è il trait-d'union tra quelli neolitici (di Germania e Gran Bretagna) e il templum etrusco diviso in 16 settori. Questa continuità culturale lungo oltre tre millenni conferma che l'Europa continentale è stata la sede di una grande cultura, alla quale è mancata solo l'invenzione della scrittura per svilupparsi compiutamente in modo da essere affiancata a quelle egizia e mesopotamica. È plausibile che la cultura europea preistorica abbia costituito il substrato delle più peculiari conquiste della civiltà greca, rendendola così diversa dalle altre del Vicino Oriente. L'oppidum circolare e il templum spiegano le idealizzazioni di città circolari di Platone (Le Leggi, V, 745, b) e Aristofane (Gli Uccelli, 995-1009). Milano celtica ha l'importanza che merita l'essere l'unico esempio di città costruita secondo queste idealizzazioni.

Carlo Frison

Bibliografia

(1) "Padova e il suo territorio", nn. 23 (1990), 29 (1991), 71 (1998), 93 (2001)
(2) M. G. Tolfo, Il sestiere di Porta Romana, Milano 1991, pp. 32-33.
C. Frison, L'ellisse preistorica di Milano, in "Quaderni Padani", n. 55 (2004).
A. Gaspani, Il nemeton di Mediolanum, santuario degli insubri, in "Terra Insubre", n. 35 (2005).
C. Frison, Indizi archeologici e cartografici dell'ellisse celtica di Milano, in "Terra Insubre", n 40 (2006).
A. Gaspani, Alle origini di Milano, in "le Stelle", n. 40 (2006).
(3) C. Frison, Il centro antico di Milano in un disegno di Leonardo?, in "Terra Insubre", n. 37 (2006)
(4) A. Calderini, Tracce di archeologia preromana nell'ambito della città, in AA. VV. "Storia di Milano". vol. I. Milano 1953, pp. 482 e 487 con nota 2.
(5) A. Gaspani, Externsteine santuario naturale degli antichi Germani (parte prima), in "Terra Insubre", n. 43 (2007).
(6) C. Frison, Studio geometrico del perimetro circolare di Milano, "Terra Insubre", n. 43 (2007).

RELAZIONE SUL TRAMONTO DELLA LUNA SULLA DIREZIONE DEL CORSO DI PORTA ROMANA

di Antoine-Marie Ottavi (A.R.C.A. - Ajaciu - Corse)

La simulazione al computer consente di ricavare rapidamente le posizioni degli astri nel passato. Mediante il nostro programma "Logiciel Arkéorb" (orb deriva dalle iniziali del cognome mio e dei coautori Radureau e Boyer) ho verificato l'orientamento del Corso di Porta Romana, cioè della via che va dall'incrocio di Via Sforza a Sud Est (coordinate 45° 27' 27.18" N - 09° 11' 36.42" E) all'incrocio di Via Mazzini a Nord Ovest (coordinate 45° 27' 37.43" N - 09° 11' 18.78" E). Se ho ben letto il dato rilevato col G.P.S. dal dr. Adriano Gaspani dell'Osservatorio di Brera, l'orientamento è, rispettivamente nei due sensi opposti di 180°, verso Sud Est di 129° 38' e verso Nord Ovest 309° 38'. Il dr. Gaspani aggiunge che non vi sono ostacoli di sorta nella direzione Sud Est, cioè si può avere una visione di orizzonte anche a 0° di elevazione, mentre verso Nord Ovest la presenza dei monti della catena alpina forma un ostacolo di circa 2° di elevazione sull'orizzonte. Immaginando che in antico vi fosse un asse viario libero da ostacoli formati da edifici posti sul terreno, si tratta di verificare se i suddetti azimuth (cioè gli angoli direzionali in senso orario) potessero corrispondere a delle levate di Luna e, in senso opposto, a dei tramonti dello stesso asterismo, cioè cercare un ipotetico sorgere della Luna piena al Solstizio d'estate in direzione di azimuth 129° 64' N o un tramonto di Luna Piena al Solstizio d'inverno in direzione di azimuth 309° 64' N. Introducendo pertanto nel nostro Arkéorb le coordinate dell'incrocio di Via Mazzini (cioè della estremità verso Nord Ovest dell'asse del Corso di Porta Romana per il tempo attuale e con altezza 0°) si ottiene un azimuth di 132° 36' con una differenza di 2° 58' (132° 36' - 129° 38' = 2° 58').
Volendo ricercare un tramonto della Luna piena che tenga conto della maschera di 2° di altezza, costituita dalla sky-line delle Alpi, si ha per esempio, alla data del 16 dicembre 2005, alle ore 07h 45m 33s del TU (cioè il tempo universale di Greenwich) un azimuth di 309° 14'. Sembra quindi che il Lunistizio Superiore abbia potuto servire per tracciare l'asse di Porta Romana perché la differenza è piccolissima (309° 38' - 309° 14' = 24' di angolo di azimuth).
Dobbiamo ora cercare di capire quando questo asse possa essere stato tracciato. Ricercando le numerose comunicazioni presenti in Internet sull'argomento della fondazione di Milano, nell'articolo di Maria Grazia Tolfo, a titolo "Medhelan, il santuario dei Celti", emerge la testimonianza di Tito Livio circa l'impianto di un santuario nell'anno 600 a.C..
Considerando per buona questa data ed entrando quindi in Arkéorb con l'anno storico - 600 ( - 599 astronomico, in quanto non si ha il periodo dell'anno 0 e si passa dall'anno -1 all'anno +1) si trova che il Solstizio d'inverno avveniva il 27 dicembre -600 con una declinazione del Sole di -23° 42'. Il giorno 22 dicembre -600 si ha una Luna piena che sorge alle ore 14h 56m tu con una declinazione di + 28° 15' e con un azimuth di 47° 54' e che tramonta il giorno successivo 23 dicembre - 600 alle ore 7h 36m 24s tu con declinazione 28° 16' e con azimuth 309° 04' (tenendo conto del rilievo di 2° di altezza delle Alpi). A livello del mare o con orizzonte elevato di 0°, essa sarebbe tramontata con l'azimuth di 312° 08'.
Sembra quindi non vi sia contraddizione fra i dati forniti dagli storici, o derivanti dalla tradizione, con i dati calcolati mediante i programmi computerizzati di archeoastronomia, che convergono attorno alla misura dei 309° ed all'epoca del 600 a.C..

Nota
(*) Pubblicato in "Terra Insubre", n. 46 (2008).


Agosto 2008.

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